I miei maestri
LINO COLOMBI
È uno dei precursori italiani nel campo della non violenza e dello yoga. Dal 1964 si interessa di comparazione tra le vie spirituali d’oriente e d’occidente. Sulla sua formazione ha inciso profondamente l’incontro con Lanza del Vasto che, su diretta sollecitazione di Gandhi, fondò i movimenti gandhiani d’Occidente. A lui Lino deve l’invito ad iniziare, nel 1972, l’attività di insegnamento. Nel 1978 fonda il ‘Melograno’ con il quale si propone di diffondere il pensiero nonviolento attraverso l’insegnamento dello yoga. Da allora ha insegnato yoga a centinaia di adulti e bambini e formato decine di insegnanti. Dirige ancora il centro insieme alla moglie, Silvia Canè.
Lino mi ha insegnato molto, all’inizio tutto: la pratica, il rigore, il silenzio, il senso della ricerca spirituale… Gli sarò sempre grata per avermi avviata all’insegnamento dello yoga.
MARIELLA LANCIA
Difficile tracciare una biografia di Mariella che è una persona eclettica. Si definisce al momento una pensionata creativa. La vita le ha permesso di fare esperienze in vari campi, legate tutte dal filo conduttore dell’educazione, in primo luogo di se stessa: l’insegnamento nella scuola secondaria, l’insegnamento dello yoga, i corsi di formazione in Psicosintesi, i campi internazionali per la ONG Wyse International, infine i libri per educatori e per ragazzi su temi sensibili quali la morte, la sessualità e l’ultimo bellissimo sulla spiritualità.
Mariella mi ha insegnato tantissimo, soprattutto mi ha trasmesso i concetti fondanti dell’etica yogica come nessun altro ha saputo fare prima e dopo di lei (proprio sul tema dell’etica ha pubblicato il saggio “Ethics as the Language of the Soul” in The Wheels of Soul in Education, Sense Publishers, 2010), concetti che cerco di trasmettere a mia volta ai miei allievi. Mi ha trasmesso anche il valore della ricerca libera da pregiudizi, del rinnovamento nella pratica, della leggerezza e insieme dell’impegno.
FRANCESCA MARZIANI
Inizia a praticare nel 1980 e qualche anno dopo approda al Melograno dove inizia un tirocinio per l’insegnamento dello yoga sotto la guida di Lino Colombi. Da allora non ha mai smesso di insegnare, formare insegnanti, aggiornarsi ed approfondire. Nel 2004 fonda il suo centro, Le Vie, che tuttora dirige. Nel 2018 con il riconoscimento e la registrazione del marchio Riequilibrio Yoga® si vede riconosciuta in tanti anni di insegnamento la fondazione di un metodo di yoga strutturato.
Francesca mi ha guidata per anni nella pratica con precisione, rigore e creatività. Mi ha insegnato l’impegno, la dedizione e soprattutto il senso e il valore della comunità dello yoga.
MICHÈLE E L’INDIA
Atterro per la prima volta in India a Mumbai nel gennaio del 1993. Inizia un viaggio che mi farà innamorare dell’India e tornarvi più volte. Devo ringraziare Michèle, signora francese già allora di una certa età, che organizzò il viaggio e che mi condusse insieme ad un gruppo di francesi, a scoprire alcune delle bellezze dell’India del sud, volendo però trasmetterci anche la complessità di quel paese. I primi giorni a Mumbai ci ha portati in una bidonville guidati da un suo conoscente che ci viveva e lavorava, poi più a sud fra un bellissimo tempio e uno straordinario sito archeologico ci ha portati a visitare le fabbriche dove venivano sbucciati gli anacardi, per farci vedere in che condizioni lavoravano i bambini (hanno le mani piccole e quindi sono più apprezzati per questi lavori), poi nei villaggi dei pescatori del Kerala riuniti in cooperative, e nei villaggi degli agricoltori. In uno di questi portammo letteralmente in dono alcune mucche che Michèle andò a comprare al mercato delle bestie con una parte dei soldi che noi partecipanti avevamo pagato per il viaggio. Bellezza e complessità, gli albori del turismo responsabile e solidale. Avevo 24 anni e quel viaggio mi ha cambiato la vita, è stato un grandissimo insegnamento. Mi ha guidato in tutti i viaggi che sono seguiti in India, così come in altri paesi del subcontinente indiano e in altri posti del mondo. Ecco perché Michèle e l’India sono fra i miei maestri.
Dell’India aborro i luoghi etno-chic che nel frattempo abbondano: dai maestosi e lussuosi palazzi dei maharaja trasformati in alberghi ai resort ‘ayurvedici’ a 5 stelle in Kerala che davvero non hanno niente di autentico, e prediligo i luoghi veri, piccoli, i fiumi sacri prima dell’alba o al tramonto, i piccoli tempietti che ci sono in ogni casa, gli ashram, i luoghi di culto, i mercati, i posti dove pulsa la vita dell’India.
Per me ha senso continuare ad andare in questa India che sta cambiando purtroppo in una direzione che non era proprio quella auspicata da Gandhi, se si va a cercare quello che da noi non c’è o non c’è più: la ritualità diffusa, il senso di sacralità in ogni cosa. Questa almeno per me è stata l’esperienza. E in questo ritrovo il paese la cui cultura ha creato lo yoga che è a tutti gli effetti una forma di rito, un’esperienza diretta del sacro.
AMMA
Sento parlare di lei nel primo viaggio in India. La incontro per la prima volta nel 2000 nel suo ashram in Kerala verso il quale vengo attratta proprio come da una calamita. Trovo l’amore incondizionato che Amma riversa a fiumi su tutti senza distinzioni e la frugalità della vita indiana di comunità. Qui in quell’occasione faccio anche il mio primo significativo incontro con la meditazione. Finalmente, dopo anni di tentativi faticosi e infruttuosi.
Da allora cerco una volta all’anno di andare da lei, in India o in Italia. Nel frattempo provo a trasmettere quello che ricevo, in particolare amore in termini di presenza, disponibilità e empatia, e quello che ho imparato: la semplicità, la meditazione, il silenzio.
L’ho conosciuto in quanto accompagnatore di Trekking Italia con cui da anni organizzo iniziative di trek e yoga. È anche tante altre cose e nel frattempo è diventato un caro amico e compagno di tante avventure. Non è un insegnante di yoga e ha iniziato a praticare solo alla ormai veneranda età di 72 anni quando, avendo deciso di organizzare insieme il nostro primo trek e yoga sull’Himalaya, senza battere ciglio ha pensato che fosse il caso di iniziare a praticare prima di partire.
Gliene sono capitate talmente tante nella vita che ha almeno 9 vite come i gatti. Ha avuto una prima moglie, tre figlie e 7 nipoti sparsi per il mondo e nella vita ha fatto di tutto fra cui risposarsi all’età di 77 anni.
Perché metterlo fra i maestri? Be’, a me Jean-Marie insegna ogni giorno a non avere paura della vita e quindi della morte, mi insegna che la fine di una cosa è sempre l’inizio di un’altra, che si può essere poetici e pragmatici allo stesso tempo, che la vita è propulsione, magari lenta, ma comunque propulsione. La sua vitalità calata dentro la sua serenità, con ritmi tranquilli ma senza tentennamenti, sono di grande ispirazione per me.
LE MIE ALLIEVE E I MIEI ALLIEVI
Non è retorica.
Quando insegno cerco di dare tantissimo alle persone che ho davanti, di ‘lasciare un segno’ come dice la parola stessa, e sempre ricevo altrettanto. L’insegnamento è dal mio punto di vista un processo bidirezionale, dall’insegnante verso l’allievo e ritorno. Lo credo veramente e ne faccio esperienza quotidianamente.
Insegnare a volte è faticoso, non sempre semplice, richiede una lunga preparazione, MA si riceve tantissimo dalle persone a cui si insegna con le quali, grazie alla pratica, si instaura un rapporto molto profondo che tocca le nostre essenze.
Considero quindi di cuore come miei maestri anche i miei allievi con i quali in questi anni ho gioito e pianto, sudato e respirato, che mi hanno insegnato modi nuovi per affrontare le difficoltà, che sanno farmi vedere le cose da tanti punti di vista, che non si stancano di condividere la pratica e anzi ogni volta ne rilanciano il valore. GRAZIE.
TANTISSIME ALTRE PERSONE
Ci sono tantissime altre persone che mi insegnano o mi hanno insegnato tanto. Non posso nominarle tutte, ma le porto tutte con me. Le ritengo maestre di vita e di yoga nel senso più ampio rispetto allo ‘yoga del tappetino’. E ci tenevo a ricordarle qui, anche se solo collettivamente.